Divagando come non mai, per arrivare a Emarginula bonfittoi
dal vecchio forum sim-online
da Stefano Palazzi » sabato 1 marzo 2008, 12:44
Una serie di post, poi penso non mi sentirete - nel bene e nel male - per un bel po'.
Tanti, troppi anni orsono Angela (mia moglie) e io eravamo ospiti di Winston Ponder. Con estrema gentilezza Win ci accompagnò in varie gite - noi infatti non ci sentivamo di guidare sulla sinistra e avevamo rinunciato a noleggiare un'auto. In una di queste ci condusse sulle Blue Mountains, montagne non tanto elevate che si elevano a una certa distanza allle spalle di Sydney. Devono questo nome al fatto di essere interamente coperte - e per coperte intendo COPERTE, per quanto si guardasse si vedevano solo alberi - da una quantità inverosimile di Eucalipti.
Gli Eucalipti essudano microscopiche goccioline di un olio aromatico che, a parte il profumo, in quantità così smisurata finisce per alterare per diffrazione il colore percepito, così tutta questa vegetazione e l'aria intorno invece che verde appare azzurrina-bluastra, uno spettacolo effettivamente insolito.
Mentre guardavamo con rispetto ed emozione, Win ci disse testualmente - Bello, vero ? Ma montagne belle come le vostre Dolomiti non ne esistono altrove...
Insolita frase, sopratutto se dettaci da un neozelandese vissuto quasi sempre in Australia...
Continuiamo a saltare, e passiamo a quanto mi ricordo dei miei studi di Geologia.
Mi insegnarono che (a parte più discussi fenomeni antichi) il più impressionante sollevamento di terre emerse si è verificato in Fennoscandia, termine che raggruppa suppergiù la penisola scandinava e la Finlandia. Si tratta di un sollevamento definito "eustatico". Ovvero, questi territori, durante le glaciazioni del Quaternario, erano interamente coperti da una calotta di ghiaccio di notevole spessore. Con lo sciogliersi relativamente rapido dei ghiacci, fu come se una mano che teneva sommerso in acqua un salvagente si ritirasse: le terre "balzarono" letteralmente fuori, con rapidità impressionante, perchè non c'era più il peso che le teneva sommerse.
E da qui la morfologia particolare di queste zone coi fiordi etc - stretti di mare asprissimi perchè l'erosione non ha avuto letteralmente il tempo di modellarne e arrotondarne le forme.
Mi insegnarono anche che il SECONDO più rapido sollevamento conosciuto al mondo era considerato quello delle aree adiacenti lo Stretto di Messina. Ma, in questo caso, tale sollevamento è dovuto a motivi tettonici, tuttora in corso. Rotazione di placche etc. Comunque sia, è impressionante. Fondi che appena "ieri" erano di coralli bianchi, si trovano "oggi" letteralmente sparati in cima alle colline, come si vede a Salìce - insomma, in un tempo geologicamente nullo, si sono sollevati di un chilometro, forse più...
Si calcola infatti, a partire dal Pleistocene, un uplift-rate medio di circa 1mm l'anno. Che in un milione di anni è appunto un chilometro. Oggigiorno, i dati sembrano indicare che la costa calabrese continui a salire a un ritmo più accelerato di quella siciliana - 2mm contro 0,5/anno.
Questa situazione è una delizia per un geologo, e un gran casino per un paleontologo. Data la rapidità dei sollevamenti, infatti, nei giacimenti si hanno quasi sempre mescolanze di faune depositatesi in età anche molto differenti, nel senso che (mi esprimo molto rozzamente) mentre emergevano i fondi pleistocenici, quelli pliocenici gia emersi ci franavano in mezzo, a causa di smottamenti e terremoti. Col che, nei vari giacimenti, quasi mai si hanno faune "pure", ma più spesso predominano mescolanze di diversa età, che talora originano garbugli veramente difficili da risolvere, se non per geologi ferrati, come certo io non sono.
Certo è che questa situazione continua tuttora. Generalmente quelli che chiamiamo "fondi mobili", ovvero sabbie-silt-argille etc, in effetti tanto mobili non sono, ovvero in genere se ne stanno tranquilli in sito. Nello Stretto, questi fondi, per giunta in continuazione "limati" dalle correnti, sono perpetuamente sul limite di frana, e ogni tanto franano proprio - "slumpano" - trascinandosi magari dietro tratti di spiaggia.
Col che non solo si mescolano elementi di età differente, ma anche di *batimetria* totalmente differente...
Tutto questo è espresso non per dimostrare la mia sapienza sulla geologia dello Stretto di Messina - se un geologo "vero" ha letto l'esposizione sopra, probabilmente gli si sono torte, e a ragione, le budella, e me ne scuso - ma per riattaccarmi all'incipit.
In parti più sveglie del mondo, infatti, le testimonianze di un fenomeno geologico ASSOLUTAMENTE UNICO sarebbero gelosamente custodite, ampiamente pubblicizzate, i giacimenti più significativi sarebbero accuratamente preservati. Nel corso dell'anno innumerevoli gite scolastiche li visiterebbero, e in estate vi apparirebbe il turismo colto. Tutto questo genererebbe un introito economico virtuoso, nel quale laureati che attualmente devono emigrare o lavorare come operatori ecologici troverebbero un lavoro consono ai loro studi. Il turismo "geologico" a sua volta genererebbe punti di ristoro etc.
Non sogno. Turista a mia volta, ho visitato in tante altre parti del mondo posti infinitamente meno interessanti, ma organizzati secondo questa logica.
Perchè non riesco a trovarli qui, ma anzi, nel corso di decenni, ho visto distruggere gran parte delle evidenze più significative che avevo esaminato ?
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Avviciniamoci all'Emarginula, che è meglio...
Quando nei lavori dell'800 un fossile viene descritto da "Messina", quasi certamente viene da Gravitelli.
G. Seguenza raccolse in un mare di altre località di Messina, alcune tuttora "visibili", come Scoppo, altre purtroppo seppellite dalle case, come l'interessantissima Torrente Trapani - che nella letteratura poco attenta è diventata "Trapani" tout court, causando non pochi equivoci. Poi Zaffaria etc.
Ma Gravitelli era quasi in pieno centro della Messina ottocentesca, molto più piccola dell'attuale, le altre località erano borgate periferiche. Potrei giurare che quanto raccolto a Messina da Cantraine da Gravitelli appunto provenisse.
Il nome Gravitelli, mi disse Villari, che di Messina sapeva tutto, deriva da "Gravidelle". Perchè vi era un rifugio per signorine con certi problemi...
A suo tempo, doveva trattarsi di una cava con sedimenti alquanto differenziati. Per quanto posso inferire da accenni di studiosi dell'epoca, come Aradas, vi dovevano essere sabbie grossolane e marne, un poco come nel comprensorio di Archi, sull'opposta sponda dello Stretto, e poi calcari. Le sabbie contenevano faune di modesta profondità (=>Jujubinus pumilio), le marne erano (e sono) se non propriamente di coralli bianchi, di zone finitime ad essi - vi ho rinvenuto una stupenda base di Isis. Comunque molto profonde, caratterizzate da Cantrainea peloritana.
L'espansione edilizia di Messina ha cancellato qualsiasi traccia di ciò che non siano marne e calcari - essendo su un sito malacologico, preciso che "marna" è in sostanza un'argilla con molto calcare, calcare quasi sempre biogeno (Molluschi, Foraminiferi etc) - ci sono parametri percentili precisi per determinare qs termini, sabbia argilla marna etc.
In maniera del tutto involontaria - no gite scolastiche etc - le "marne" di Gravitelli miracolosamente ci sono tuttora. Questo in quanto vi confina l'autostrada-tangenziale di Messina. Chi la percorra presso Messina Centro si trova a un certo punto una galleria - o viadotto ? boh - Gravitelli. Sul lato opposto alla città vede una paretina bianca. Quella paretina bianca RIGURGITA di fossili di estremo interesse, ed è facilmente raggiungibile tramite un ributtante tunnel che passa sotto l'autostrada stessa.
Se ben ricordo - non ho qui il lavoro - degli studiosi di Brachiopodi, Gaetani & Saccà, hanno esaminato i livelli e li hanno attribuiti al Pliocene superiore.
Di fatto quei livelli, che ho campionato innumerevoli volte, ma mai sistematicamente (Lino Micali, che abitava allora poco lontano, inizialmenente me li fece conoscere nei primi anni '70) dal punto di vista malacologico ospitano una fauna interessantissima, ma sfortunatamente assai carente nelle specie centimetriche. Ovvero, vi si trova una valanga di specie minutissime, ma è assai raro reperirvi qualcosa di macroscopico - tipicamente Cantrainea, qualche Torellia, Agariste compressa, Pedicularia etc. Vi ho reperito una sola perfettissima grande Emarginula, ma è stato un caso. Probabilmente, rispetto all'800, qualche strato più ricco è stato distrutto. Va però detto che non campiono mai a metri cubi, ma a sacchettini...
Si tratta comunque di livelli batiali, comprendenti varie specie associate ai coralli bianchi. OCCASIONALMENTE, nei lavati, si trovano specie minutissime di livelli batimetrici palesemente inferiori - minute Tricolia, Macromphalina, Eatonina etc - ma sono (personalmente) quasi certo che si tratti di materiale occasionato da slump.
Da queste "marne" batiali, nel lontano 1866 G. Seguenza descrisse una "rara" Emarginula confusa. Le diede questo nome perchè in un primo tempo l'aveva appunto confusa con quella che odiernamente chiamiamo E. tuberculosa [che, per inciso, è basata su un fossile del Pliocene di Altavilla Milicia, geologicamente molto più antico degli strati dei quali stiamo parlando].
Molti dei caratteri precisati per questa specie si adattano a Emarginula bonfittoi. In particolare l'apice "arrotolato" quasi sul margine. Altri se ne discostano, ad es. Seguenza dice che è piuttosto schiacciata, mentre bonfittoi sembra essere altina.
NON sto quindi assolutamente dicendo che bonfittoi = confusa.
Il lavoro di Seguenza del 1866 è estremamente raro. Ma in seguito Seguenza citò la sua specie come presente in Mediterraneo; e, per questo motivo, compare citata modernamente da Piani, che la attribuisce dubitativamente a E. adriatica (ne dubito, sia per motivi batimetrici, sia perchè Seguenza la dice appunto affine ad adriatica, che quindi conosceva).
Infine, la descrizione e le osservazioni successive sono integralmente riportate da un altro lavoro moderno, Di Geronimo 1991 Mollusca specie nuove plio-quaternarie di G. Seguenza.
Forse denotare un minimo di interesse verso E. confusa, inserendo magari una citazione comparativa sia pur dubitativa, non avrebbe sfigurato, nel descrivere bonfittoi. Che, per inciso, è stata a sua volta descritta come forse solo fossile...
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Ho già generato polemiche, non voglio crearne altre. Se mi avete capito, io qui sto solo rimarcando che c'è una specie batiale e citata come presente in Mediterraneo che per certi caratteri assomiglia "pericolosamente" a bonfittoi. Ho precisato come si chiami e da dove provenga. Il mio solo interesse, se ne ho uno, non è certo di nuocere a Carlo Smriglio e Paolo Mariottini, che personalmente ammiro moltissimo per le loro numerose interessanti e acute note, ma piuttosto la speranza che qualcuno cerchi e ritrovi E. confusa a Gravitelli e la ridescriva su materiale topotipico, chiarendo una volte per tutte la sua posizione sistematica. Fine...
Divagando come non mai - S. Palazzi 01/03/2008
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